Editoriale

UNA LINEA ROSSA CHIAMATA "LA PORTELLA"
Venticinque
anni.
Centocinquantacinque fascicoli.
Cinquemilasettecentoventisette pagine.
Sono, questi, solo alcuni numeri dei primi 25 anni di vita de La Portella. Venticinque anni, nel matrimonio vengono raffigurati come ”nozze d’argento”. Certamente non un punto di arrivo, ma un importante e significativo traguardo.
E che cos'è il rapporto fra La Portella ed i serrani (ovunque essi si trovino, a Serracapriola, in ltalia, nel resto del Mondo) se non una sorta di ”matrimonio"?
Un matrimonio inteso come un legame, una immaginaria linea rossa che tiene uniti il ”paesello”, con la sua storia passata e presente, e tutti i suoifigli: diretti ed acquisiti, nuovi e di sempre.
Quando si festeggiano ricorrenze come i venticinquesimi, spesso si parla di” fedeltà", ma la fedeltà altro non è che la vicinanza mantenuta nel corso del tempo. Una vicinanza, ovviamente, non necessariamente fisica, ma anche e soprattutto vista come atteggiamento di prossimità, di affetto, di amore. Quella ”prossimità” che crea sempre e comunque ”comunione”, sia pure con distinguo e diversità di vedute ed opinioni.
«Comunione — scriveva don Tonino Bello non significa ”Tregua santa”, ”patto di non belligeranza”, ”neutralità disarmata”, ”armistizio temporaneo”, “federazione provvisoria”. Comunione significa impegnarsi in prima persona, senza delegare troppo facilmente gli altri. Significa sacrificarsi perché vadano avanti i progetti migliori, senza guardare l'architetto che li ha concepiti. Significa riconoscere ed apprezzare e incoraggiare quel che di buono fanno gli avversari, senza lacerarsi in mille diatribe e vanificare gli sforzi con sottigliezze bizantine. Significa rinunciare al vuoto di tante sterili discussioni per privilegiare la concretezza dei fatti e la rapidità delle decisioni. Comunione significa collaborare, interessarsi della Cosa Pubblica, chiedere conto, non lasciar fare ai più furbi; ma anche significa non circondare tutto di sospetti, di reticenze, di malignità reciproche, di vicendevoli avvilenti squalifiche.»
In questi primi venticinque anni, ci abbiamo provato, con La Portella, a fare quella ”comunione” di cui parla don Tonino Bello. Ci abbiamo provatoraccontando della storia di Serracapriola direttamente, sempre con dati accertati e ”tra le pieghe della Storia”. Abbiamo provato a raccontare usi e costumi del nostro ”paese|lo”, con un ”angolo della memoria” ed a tramandare il dialetto serrano, indicando regole di pronuncia e di scrittura. Abbiamo provato a tenere viva l'attenzione dei lettori sulla vita vissuta di oggi a Serracapriola raccontando di politica, spettacolo, sport, cultura, salute, medicina, diritto, pensioni, moda.... Abbiamo provato a fissare date, avvenimenti, ricorrenze con immagini, messaggi o brevi scritti...
Insomma, abbiamo provato a fare ”comunione” ed a tenere sempre saldo quel filo rosso immaginario, che collega Serracapriola ed i suoi figli...
Ci siamo riusciti? Forse si, forse no, probabilmente si poteva fare di meglio, ma magari anche di peggio...
Noi comunque non ci fermeremo e continueremo a fare ”comunione” almeno anche per i prossimi venticinque anni.
Auguri a La Portella, ma soprattutto auguri alla nostra Serracapriola. (a. g.)



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