Quando un organismo meccanico si ferma o, pur funzionando, presenta sintomi di qualche anomalia, l'unica via da percorrere è l'analisi dei singoli organi. Individuati i guasti, non resta che effettuare un bilancio ecomonico tra la possibile riparazione o la demolizione.
  Un centro urbano non può essere considerato un complesso di organi meccanici, perché ha l'uomo come linfa vitale, ma risulta composto da una serie di organismi che consentono comunque una verifica.
  In coerenza con quanto affermato in precedenza, dovendo scegliere una finalizzazione, ipotizzereremo il recupero del centro storico di Serracapriola.
  La nostra indagine partirà proprio dall'abitante, di cui proveremo a studiare le esigenze ed il sistema di vita nelle varie fasce d'età e nei vari periodi storici. Abbiamo inoltre un dato certo: se in un paese esistono degli abitanti, esistono delle energie, che, comunque vengono smaltite quotidianamente. La produttività di un paese sta nella capacità di utilizzare positivamente lo smaltimento quotidiano di queste energie.
  La caratteristica dell'uomo potrebbe sintetizzarsi semplicemente nel dire che "egli fa ciò che sa fare", ma se prendiamo in considerazione il pensiero di un noto filosofo, secondo cui "l'uomo esiste in quanto c'è qualcuno che lo pensa", potremo essere certi che ogni giorno ognuno di noi fa qualcosa pur di "esistere", si tratta solo di vedere cosa fa e come la fa.
  Un centro urbano può essere paragonato ad un corso d'acqua, che nei secoli si è ricavato un proprio letto e contribuisce alla vita del territorio, ma ciò non toglie che possa trasformarsi in una causa di disastri per scelte errate dell'uomo.
  Serracapriola, così come viene presentata dagli articoli de "La Portella" ha vissuto in maniera autonoma per secoli, ora soffre solo di un male comune a tanti altri centri, in cui gli abitanti vorrebbero avere le"comodità" della città e la tranquillità del piccolo centro. Un terapia banale potrebbe essere la presa di coscienza da parte degli abitanti che le due esigenze si eliminano a vicenda, ma per non correre il rischio che la scelta sia casuale, occorre innescare un processo di rigenerazione dall'interno capace di far assaporare i vantaggi di una vita serena.
  Inizieremo dall'analisi dell'abitazione tipica del centro storico, considerandola come un abito capace di adattarsi a chi lo indossa, cercando di capire se e perché è stata trasformata e sulla base di quale logica.
  Passeremo poi ai servizi. Per esempio è noto che l'approvvigionamento idrico non gode di sufficienti garanzie, ma le risorse locali sono ancora utilizzate? gli antichi si preoccupavano di raccogliere e conservare anche l'acqua piovana! I forni esistono ancora? Una volta il grano si conservava nelle "fossette" e si macinava quando serviva: forse il buon sapore del pane non era dovuto solo al tipo di farina e al forno a legna! è un pò come la fissazione di chi acquista i grani di caffé crudo, perché deve abbrustolirlo e macinarlo personalmente prima di metterlo nella caffettiera: anche in questo caso forse il gusto è diverso!
  Insomma il rilievo di un centro urbano non è altro che l'analisi di una comunità aziendale i cui componenti prima di affrontare una qualsiasi trasformazione non possono ignorare lo stato attuale, al quale vanno rapportate le conseguenze positive o negative dell'intervento.
  Utilizzando l'esperienza dei nostri antenati, a fronte di un monumento da mantenere in vita, non possiamo non pensare alla "fabrica" del monumento stesso, intesa in chiave moderna, ma che comunque deve monitorare e curare gli interventi di manutenzione.

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