Le più antiche frequentazioni attestate nel territorio di Serracapriola risalgono al Neolitico Antico, databile tra la fine del VII e la prima metà del VI millennio a.C.

Fra tutte le aree interessate, circa una decina, che hanno restituito materiale di questo periodo, le più importanti sono quelle nei pressi di Mass. Dell’Ischia e di Mass. Grotta Vecchia in prossimità del Fortore, di Contrada Macello di Serracapriola e di Mass. Settimo di Grotte sul Canale d’Avena. In quest’ultimo insediamento è stato possibile documentare anche tracce delle strutture del villaggio, che con ogni probabilità è stato frequentato anche nella prima fase del Neolitico Medio fra fine VI e inizi del V millennio a. C..

A questi si deve aggiungere il villaggio del Neolitico Antico di San Matteo Chiantinelle, posto lungo il declivio verso il Fortore, la cui foce a quel tempo doveva trovarsi a breve distanza dall’insediamento. L’area di Chiantinelle nel corso di circa sette o otto secoli, dalla metà del V millennio a. C. fin quasi alla metà del IV millennio a. C., cioè fra la fase medio-finale del Neolitico Medio, quella del Neolitico Finale e l’inizio dell’età del Rame, è stata frequentata da una comunità che ha restituito un’ abbondante documentazione fittile inquadrabile nella ceramica stile Serra d’Alto, Diana e Piano Conte. Nello stesso periodo compreso fra la seconda metà del V e i primi secoli del IV millennio a.C. risulta frequentata anche la zona di C. Chiarappa, presso la foce sulla sponda sinistra del Fortore.

Con l’avvento dell’Eneolitico Antico e della prima età del Rame si ha un forte incremento della pastorizia rispetto all’agricoltura, attività produttiva prevalente nelle fasi preistoriche precedenti. L’occupazione del territorio risponde alle esigenze dettate dalla nuova forma di economia, per cui vengono presidiati aree ricche di acque superficiali e gli snodi viari per il controllo della transumanza, insieme ai piccoli rilievi, da cui si poteva spaziare visivamente dall’alto su ampie aree. Il sistema insediativo che nasce in questo periodo, e che diventerà sempre più fitto nella successiva età del Bronzo, vede tanti nuclei sparsi nella campagna di Serracapriola. Il più interessante quadro insediativo ci è dato da una serie di villaggi disposti lungo la linea spartiacque tra il Fortore e il Saccione. Tra i più importanti sono da segnalare i siti di Colle Arsano, Tuppo della Guardiola, Colle di Breccia, probabilmente l’area che gravita intorno al castello di Serracapriola, Piano Navuccio, Colle di Creta-Chiantinelle, Coppa S. Rocco-Sant’Agata, Colle d’Arena, Mass. Brecciara, questi ultimi due ubicati lungo la costa adriatica.

Tale organizzazione del territorio perdura per circa 2.000 anni, fino all’avvento dell’età del Ferro, quando all’inizio del primo millennio a.C., con l’affermarsi della civiltà daunia e col prevalere delle attività agricole, si nota una diversa organizzazione del territorio, che risulta punteggiato da piccole fattorie rurali sparse soprattutto lungo il versante che da Serracapriola scende verso il Fortore.

Ancora una volta la documentazione più significativa ci proviene dalle aree di Piano Navuccio e dell’attuale abitato di Serracapriola, che hanno restituito frammenti di vasi dauni databili tra l’XI e il VI sec. a.C..

In questa area, più che ad una fattoria o ad un semplice agglomerato rurale, si deve ipotizzare l’esistenza di un vero e proprio “vicus”, che ebbe la sua massima fioritura tra il V e il III sec. a.C., la cui necropoli è stata individuata, ma quasi del tutto distrutta dalla urbanizzazione, nei pressi del Convento dei Cappuccini di Serracapriola. Con la sconfitta di Tiati da parte dei Romani nel 314 a.C., il territorio di Serracapriola, che probabilmente era controllato da Tiati, subì un forte processo di romanizzazione, parallelamente a quanto avvenne in tutto il territorio teatino, che fra l’età tardo repubblicana e l’età primoimperiale fu " lottizzato” con la creazione di una serie di percorsi stradali paralleli fra di loro, i quali scendono tutti al Fortore e sono individuabili sulle fotografie aeree. Una perlustrazione condotta negli anni sessanta-settanta del secolo scorso ha permesso di individuare lungo queste direttrici stradali numerose tracce di fattorie e ville rustiche. Tale sistema di occupazione del territorio rispondeva al nuovo tipo di sfruttamento dello stesso, instauratosi con il consolidamento della romanizzazione, cosa che perdurò con alterne vicende fino al tardo-impero. Fra il V e il VI sec. d.C. la destrutturazione del sistema romano interessò anche il territorio di Serracapriola; le scarse documentazioni certe di questo periodo ci sono pervenute da San Leucio e da Mezzorotolo, oltre che da qualche altro sito lungo il Fortore, dove però appare in modo più evanescente. Forse dalla fine del VI o nel corso del VII sec. d. C. i Longobardi, per controllare il vecchio percorso romano della Litoranea, si insediarono nell’area attuale del Castello di Serracapriola, dove persisteva una vecchia struttura, forse di origine romana, i cui resti furono distrutti o inglobati in lavori di ristrutturazione intorno alla metà del secolo scorso.

Fra il VII secolo e gli inizi del secondo millennio non ci è pervenuta finora nessuna documentazione, ma nei primi decenni dell’XI secolo troviamo saldamente insediati i Longobardi. Nel 1015, infatti, in una “chartula offertionis” del Codice Diplomatico del Monastero dei Benedettini di Tremiti troviamo un riferimento a Serracapriola, ricordata come “castello quod Serra Caprioli vocatur”. Fra i documenti pubblicati da A. Petrucci, il n. 35 dell’anno 1045 ci fornisce un’ampia documentazione dei confini delle contrade esistenti circa mille anni fa nell’area che da San Leucio si distende fino al mare sulla riva sinistra del Fortore.

Da questo documento si apprende che nei pressi della sponda adriatica esisteva “Civita de Mare” o “Gaudia”, “Guadia civitatis”, o “maris castellum”, che confinava a nord col mare Adriatico e a sud col territorio di “Vena de Causa”, che a sua volta confinava con un “locus Pulianum”, ubicato fra Vena de Causa e il “Vallone de lo Romito”, compreso fra una “via puplica” per Serra (corrispondente più o meno all’attuale percorso stradale che passa davanti al vecchio macello di Serracapriola e lambisce i confini orientali della contrada dei Tre Monti) e una “via puplica sancti Leuci”.

Dall’ XI secolo i documenti che riguardano Serracapriola sono sempre più numerosi e riguardano una comunità che, ubicata in un sito strategicamente e logisticamente molto significativo, ha svolto un ruolo importante sia nei secoli in cui la transumanza aveva un ruolo preponderante nell’economia della Daunia settentrionale sia nella vie di comunicazione fra la Puglia e il Molise.