Ricordare zia Elena non è facile data la sua personalità ricca, versatile, polivalente.
     Zia Elena ha avuto una vita intensa, piena, secondo il profilo personale, ecclesiale, pubblico. L'impegno sociale derivava da una solida formazione religiosa: una vita di fede testimoniata in modo cristallino nella vita sociale. Un impegno tanto più efficace perché gratuito e disinteressato.
     Già in gioventù aveva promosso scuole di alfabetizzazione e di taglio e cucito per le donne come occasione e strumento di emancipazione e poi, finita la guerra, aveva preso parte attivamente alla nascita della Repubblica democratica tramite i Comitati Civici. Animata da grande carica ideale, si poneva in prima linea, fino a fare comizi in pubblica piazza, cosa alquanto insolita, allora, per una donna.
     Aderente fin dalla prima ora all'Opera di Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, era devota e zelante nella sua formazione spirituale, tanto quanto estroversa e generosa nel servizio di carità.
     In Azione Cattolica, che lei aveva eletto come sua seconda famiglia, ha ricoperto incarichi importanti a livello nazionale, regionale e diocesano. Quando c'erano le regioni ecclesiastiche pre-conciliari, il suo impegno di apostolato la spingeva fin nell'Irpinia e nell'avellinese. Tutto questo però non la estraniava dalla vita della parrocchia e del paese, dove anzi era sempre presente e ben informata di tutte le novità. Attenta, insieme a zia Bice, ai bisogni della gente, sensibile alle necessità degli anziani e dei disoccupati, interveniva con discrezione e delicato rispetto per le persone.
     Ha dato tutto a tutti per condividere, in modo radicale, la povertà del suo Signore, secondo ii precetto Christum nudum nudus sequi: spogliato di tutto seguire il Signore Cristo Gesù.
     Dotata di intelligenza e volontà non comuni, è riuscita a svolgere le mansioni e ad assolvere ai diversi ruoli, sia a livello ecclesiale che amministrativo della città, in modo esemplare, sì da meritarle unanime stima e riconoscenza. E anche gli avversari politici (e negli anni '50 la lotta era accanita!) non potevano fare a meno di riconoscerle un impegno profondo, leale, motivato solo e soltanto da una alta carica ideale.
     Legata al proprio paese e alle sue tradizioni, si dilettava spesso a scrivere poesie, stornelli, - spesso pubblicati sul periodico locale "La Portella" - e nei versi riversava affettuosi ricordi, abitudini e costumi paesani, segno dell'amore che nutriva per Serra.
     Dopo la morte della sorella Bice, ha iniziato a soffrire di solitudine, prima stemperata dall'impegno socio-ecelesiale, poi, via via che gli anni passavano e le forze si indebolivano, avvertita sempre più come una dolorosa carenza di calore umano. La solitudine, negli ultimissimi anni, venne esacerbata da uno stato di invalidità e di sofferenza fisica che l'univa spiritualmente alle sofferenze di Cristo.
     Il suo ricordo resterà come indelebile esempio di vita laicale intensamente vissuta in una fede nutrita quotidianamente dai sacramenti, testimoniata nel servizio di carità silenziosa e generosa, incarnata nella storia quotidiana. Fino a due anni fa era abbonata ad Avvenire e lo leggeva e seguiva la cronaca politica ed ecclesiale per una attenta lettura dei fatti e per poter scegliere in ogni occasione, con discernimento evangelico e intelligente consapevolezza, le orme dell'Emmanuele nella storia.
     Ci ha lasciati il 10 gennaio: liturgicamente eravamo ancora nel tempo di Natale. Ancora si levava dal coro degli angeli il "Gloria a Dio nell'alto dei cieli" e i Re, dalla terra di Saba, portavano i loro doni alla capanna.
     Anche lei, la cara zia Elena, tornando alla casa del suo Signore ha potuto portare l'oro della fede, l'incenso del canto di lode, la mirra della sua sofferenza.
     E ci piace credere, nella fede, che i suoi doni siano stati offerta gradita.

Vincenzo Castelnuovo