Il Feudatario proprietario dei territori del feudo affidava le terre ad alcuni servi del castello a patto che essi dovevano lavorarle. I prodotti ricavati dal raccolto venivano suddivisi a metà tra il proprietario e il lavoratore. Nacque così la mezzadria.
Alfredo de Luca nel suo noto libro, pubblicato nel 1915, ci dice che a Serracapriola la mezzadria è sconosciuta e le terre da semina sono coltivate o in economia, e sono poche, o per affitto.
È in uso l’affitto a quarto. Il contraccambio dell’affitto, chiamato estaglio, si fa sempre col prodotto seminato, grano duro o tenero, bianchetta. La maggior parte dei coloni prende in affitto sette o otto versure, e su di esse s’industria.
Nel 1°dopoguerra (Grande Guerra 1915-18) il ritorno dei combattenti fu caotico e deludente. Le riforme agrarie promesse ai contadini quando erano al fronte non furono mai attuate (requisizione di terre incolte, disegno di legge Luzzati sulla piccola proprietà). L’unica concreta iniziativa del governo fu L’Opera Nazionale Combattenti, istituita nel 1919 per agevolare i reduci nell’inserimento della vita civile, con il compito di promuovere la formazione di una piccola proprietà di contadini ex-combattenti, su terre soggette ad obblighi di bonifica, da essa acquistate ed espropriate. L’Opera in una prima fase contribuì a regolarizzare molte occupazioni di terre che, nell’immediato dopoguerra, erano avvenute con la forza, da parte dei contadini. Ma in effetti fu solo uno strumento di sottogoverno che non soddisfò gli altri braccianti disoccupati.
Il Fascismo con Benito Mussolini che contrapponeva a Carlo Marx il contadino compartecipe della produzione, trovò anche tale problema in parte irrisolto. La saggia politica agraria di Arrigo Serpieri promosse la mezzadria e leggi fondamentali sulla bonifica agraria, sulla difesa del suolo e sulla riforma agraria. L’obiettivo primario: dare la “terra ai contadini”. Con il piano di “bonifica integrale” si recuperarono terreni per l’agricoltura e insediamenti nel ferrarese, in Toscana, in Sardegna, in Sicilia, nell’Agro Pontino (dove furono resi coltivabili oltre 65.000 ettari con 3.000 poderi dotati di casa colonica con stalla e pozzo) e in Puglia.
Il piano iniziale di bonifica del Tavoliere fu ambizioso, ma l’operazione non ebbe il successo sperato. Fu realizzato soltanto il borgo La Serpe e in seguito le borgate di Tavernola e Siponto con un intervento minimo di appoderamento e colonizzazione. Tra il 1937 e il 1938 il regime per fronteggiare la disoccupazione in Capitanata diede pieni poteri all’Opera Nazionale Combattenti (già artefice degli interventi pontini) di attuare il programma di trasformazione del latifondo. Araldo di Crollanza, presidente del O.N.C., diede l’incarico a Concezio Petrucci di redigere il piano di appoderamento del Tavoliere.
Il progetto che aveva come fulcro la città di Foggia si sviluppava a cerchi concentrici con un numero prefissato di poderi, case coloniche (concepite con il piano terra e il 1° piano) fienili e pozzi, tre centri comunali -comuni rurali- (Segezia 1939-1942, Incoronata e Daunilia mai realizzata) e tre borghi rurali (Arpi, Giardinetto di Troia, Cervaro) posizionati strategicamente per avere un ruolo di riferimento amministrativo, sociale e religioso dell’appoderamento.
L’O.N.C. che contribuì nell’epoca fascista durante la riforma agraria per favorire la cessione dei terreni, ha continuato ad operare in Puglia in modo incisivo subito nel 2° dopoguerra.
Dalla mappa dell’ ”Appoderamento del Tavoliere di Puglia – Opera Nazionale Per I Combattenti - Repubblica Italiana, Ottobre 1949 – Atti” si evince la disposizione numerica dei poderi, circa 900, della Provincia di Foggia. Ogni podere assegnato ha un’estensione di circa 30 ettari. Gli appoderamenti interessano: quattro borgate di cui tre, ricadenti nell’agro di Foggia (Segezia, Cervaro, Incoronata), la quarta nell’agro di Orsara di Puglia, località Giardinetto di Troia; e i comuni di Troia, Orsara di Puglia, Ortanova, S.Marco in Lamis, Cerignola.
I poderi O.N.C. presenti sul territorio di Foggia sono circa 887, la cui numerazione parte dal n.14 al n.901 e sono dislocati, partendo da Foggia, ai lati delle seguenti strade: via S.Severo, via S.Marco in Lamis- Manfredonia, (borgo Arpi); via Napoli - tratturello Camporeale, (comune rurale Segezia e l’ovile nazionale); via Ordona San Lorenzo (borgo Cervaro); via Castelluccio dei Sauri, via Ascoli, via Bari (comune rurale Incoronata e borgo Mezzanone).
Quasi tutti i poderi sono stati riscattati dagli aventi diritto (combattenti e reduci e appartenenti a famiglie numerose) negli anni ‘50/’60; la rimanente parte dovrà ancora essere alienata dalla regione Puglia, in quanto è subentrata come proprietaria alla soppressa Opera Nazionale Combattenti (Ente Statale) nel 1978.
Si ringraziano per la consulenza i sigg. Matteo Pucarelli e il funzionario della Regione Puglia Donato De Martinis.