In tre, nel febbraio di quest’anno, le “nonne” di Serracapriola che hanno festeggiato i loro “primi” 100 anni. Alla prima nata delle tre, Maria de Marzio, abbiamo chiesto qualche suo ricordo ed impressione sul paese in questo secolo.

  Signora Maria, qual è la “ricetta" per arrivare a 100 anni ed arrivarci cosi bene?
«Purtroppo, non credo ci sia una ricetta. Auguro a tutti di arrivare alla mia età, anche se, a parte la testa, intesa come cervello, per il resto sono tutta un dolore. Sono rimasta a3 anni orfana di mio padre, così, a 5 anni sono andata a vivere con mia nonna paterna, perché la nonna aveva bisogno di avere una persona accanto che la aiutasse. Con ei sono rimasta sino all'età di 18 anni.»
  Com'è cambiata Serracapriola in questi cento anni?
«Direi che è cambiata in male per alcuni versi ed in bene per altri aspetti. Prima, ad esempio, non c'erano strade, anche se adesso è tutto un precipizio di strade rotte. In passato, si poteva lasciare la porta di casa aperta, magari anche con la chiave attaccata alla serratura, adesso, invece, non si è più sicuri in casa propria.»
  Qualche particolare della sua vita?
«Da quando l'ho incontrato, mio marito (Camillo Gallo n.d.r.) è stato l’Amore della mia vita. Da quando ci siamo sposati, la sera, nel metterci a letto, lui recitava una preghiera "Mio buon Gesù, pigliami tu, tienimi stretto nelle tue mani fino a domani. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace l’anima mia", dopodiché io lo segnavo con il segno di croce, ci addormentavamo tenendoci per mano. Ancora oggi, anche se lui non c'è più, quando vado a letto io gli do la mano.... Dal nostro matrimonio abbiamo avuto due figlie femmine. lo volevo disperatamente figli maschi, perché da bambina, in quanto orfana di padre mi venivano precluse tantissime cose con il pretesto "Tu no, perché non c'hai padre”. Al contrario di me, mio marito voleva disperatamente due figlie femmine. E devo  dire che auguro a tutti due figlie come le mie: due angeli, in ogni settore. Da questo lato sono stata fortunatissima. Ho avuto anche tante malattie, ma le ho superate tutte per grazia di Dio. L'ultima grazia che ho avuto è stata proprio quella di farmi arrivare a 100 anni. Un compleanno per il quale ho avuto tre feste: una prima nella chiesa della Trinità, un'altra al Convento ed una ancora che si farà presso Circolo Culturale Ricreativo Femminile di Serracapriola, che ha voluto così omaggiarmi. A 100 anni vivo sola, mi faccio tutto da sola, faccio le 43 scale di casa mia diverse volte al giorno. La mia casa è una piccola chiesa. Ho due figlie, 3 nipoti e 4 pronipoti. Aspetto che il Signore mi prenda.»
  Il suo ricordo più bello e quello più brutto di questi “primi" cento anni...
«Il ricordo più bello è il giorno del mio matrimonio, nella chiesa di San Mercurio... allora "esisteva" la parrocchia di San Mercurio. Il più brutto è la morte dei miei genitori e poi di tutti gli altri miei cari. Un altro ricordo bellissimo, inoltre, è la madre di mio marito, Erminia de Sabato Gallo, che non mi ha trattato mai come una nuora, ma sempre come una figlia, figlia, figlia.»
  Una giornata tipo di Maria de Marzio?
«Alle volte mi alzo alle 3, altre volte un po’ più tardi. Comincio con il mio caffè, i biscottini, la pilloletta per i dolori o per l'allergia e poi inizio le faccende di casa, al termine delle quali faccio le mie solite preghiere. Mangiare per me è l’ultimo pensiero. Preferisco verdure e frutta, e forse questa è una buona medicina, come credo siano una buona medicina le scale che faccio più di una volta al giorno.»
  Se dovesse dire una cosa ai giovani di oggi, cosa direbbe?
«Direi loro che prego per loro, perché ho paura per il loro avvenire, di questo governo e di tutti i governi, di tuttii governanti del mondo perché non trovano un punto d'incontro per portare la Pace. Pace non è una parola scritta, ma quella che scende nei cuori. Colgo l'occasione di questa breve chiacchierata per inviare tramite La Portella i miei ringraziamenti di cuore a tutti i parenti ed amici, che dall'Italia e dall’estero mi hanno inviato affettuosi auguri per i miei cento anni.»