Angiola Lucia Castriota, fu Giorgio (1870-1940) e Maria Eleonora Giuliani (1882-1942), vedova di Luigi di Carlo (20/05/1910-8/11/1996), è nata a Serracapriola il 13 dicembre 1907. Ha tre figli sposati (Lorenzo n.3/01/1937, Giovina n.22/01/1940, Michelangelo n.12/10/1943), sette nipoti e cinque pronipoti. La sua casa in via Cav. De Luca è il punto di riferimento di tutta la famiglia, dove Èngiuline, come viene chiamata familiarmente, vive sola per sua libera scelta. Visitando la casa, abbastanza grande, colpisce l’ordine e la pulizia con cui la centenaria cura le stanze con gli arredi, tutti come nuovi: i mobili in radica, la batteria di pentole in rame, la madia, dove preparava il pane, la “cucina economica” a legna di ferro smaltato, i cesti di vimini e i vasi di terracotta di tutte le misure.
     Angiola mentre lavora all’uncinetto così risponde alle nostre domande.

     Cento anni sono tanti! Le pesano?
     No. Sono serena. Sto bene in salute. Nella mia vita non ho mai avuto malattie. Mi preoccupa però la vecchiaia, che prima o poi arriverà…..I segni già li noto quando mi guardo allo specchio!

     I ricordi?
     La casa paterna in via Giannone n.39, oggi chiusa e abbandonata, dove vivevo con i miei genitori, Giorgio ed Eleonora. Ero la prediletta di papà, forse per il mio carattere dolce, riservato e prudente; la terza di nove figli: Anna, Lorenzo, io, Rosa, Filomena, Maria, Felice, Luigi, Virginia. Viventi io e mia sorella Rosa, Senèlle, novantottenne, che spesso vado a visitare. Ricordo la cantina molto profonda, con l’ingresso sulla strada, accanto al portone di casa. Il seminterrato occupa tutta l’area della casa e per accedervi bisogna scendere una lunga e ripida scalinata. C’era il vino di nostra produzione e quello di altri produttori a cui si dava in fitto il posto-botte. Al piano terra della casa c’era la stalla con cavalli ed asinelli. Al primo piano, in continuità con la cucina, si saliva uno scalino e si entrava in un enorme camino che impegnava un’intera stanza. La volta era la gola del camino (da cui pendeva la camastra) che s’innalzava ad imbuto fino a sfociare sul tetto con il comignolo. Una cucina a legna, in muratura piastrellata, addossata ad una parete completava il cuore della casa, dove si riuniva la famiglia intorno al focolare: gli uomini per scaldarsi quando tornavano stanchi dal duro lavoro dei campi, noi donne per preparare il pranzo o i salami quando si ammazzava il maiale. Il forno a legna in muratura per cuocere il pane, la pizza, i taralli, le pastarelle e altro stava all’ultimo piano vicino al terrazzo. Non mancavano le feste in famiglia allietate dal suono del grammofono con parenti e amiche tra cui Evelina e Aida Gatta e la mia coetanea Lina Giannubilo che ha già festeggiato il suo centesimo compleanno il 23 di novembre.
Ricordo la masseria “Caniglia”dove andavamo a fare le scampagnate con parenti e amici. L’oliveto e la vigna con il pozzo e la casetta che occupavano la zona ad est di viale Aldo Moro, dall’edificio scolastico maschile fino al pozzo nuovo, dove oggi c’è la statua di S.Francesco; terreni poi lottizzati ed edificati.
Ho frequentato le prime classi elementari dalle maestre, Grazia Marcovecchio, Concetta e Nenna Martelli, in una stanza del palazzo de Luca, dove era ubicata la scuola; la quinta e la sesta dal maestro Daniele Rogato in via Cav. De Luca.
Ricordo con piacere quando da signorinella sono stata ospite da un mio zio medico, Lorenzo Castriota, a Camerino, nelle Marche. Qui frequentai il laboratorio di cucito e ricamo delle sorelle della zia Isolina Velchiorre e imparai il “punto a giorno” e la “plessatura” (dal francese plissè = pieghettatura).
Tornata a Serracapriola, comprai la macchina e il cartone e in casa mi dedicai a questi lavori anche per conto terzi. Questo mi servì per farmi il corredo e per rendermi utile in famiglia. I risparmi li conservavo in un salvadanaio (chèrusèlle) ricavato in una parete della casa.


     Come ha conosciuto suo marito e quando vi siete sposati?
     Ho conosciuto Luigi ad una festa di carnevale. Avevo 28 anni quando l’arciprete don Luigi Centuori ci unì in matrimonio nella chiesa di San Mercurio. La festa di nozze, non paragonabile ai pranzi luculliani di oggi, si svolse nella casa che mio marito ebbe in dote, in via Nicola Ciampa n.52, il nostro primo nido d’amore. U cumplemènte consisteva nell’offrire rosolio, pasticcini, confetti, frutta secca e infine la torta. Gl’invitati alla fine del festino, come d’uso, si portavano via in un grande fazzoletto di cm.50X45, che si portavano da casa, ciò che veniva loro offerto. Nel viaggio di nozze abbiamo visitato Roma (la città eterna e la visita alla basilica di S.Pietro era di prassi), Venezia e Padova, dove abitava la mia amica Alfonsina.

     I ricordi più tristi?
     La disgrazia di mio fratello Lorenzo che morì in campagna, colpito dal calcio di un cavallo imbizzarrito. Ebbi la notizia quando ero in attesa del primo figlio, a cui poi diedi il nome di questo mio fratello. La scomparsa dei miei cari e in particolare la morte di mio marito e di mio genero.

     I più belli?
     La gioia più grande, la nascita dei miei tre figli e poi quella dei nipoti e dei pronipoti.

     Il desiderio che non ha mai potuto soddisfare?
     Sono pienamente soddisfatta della mia vita. Ho avuto sempre presente la favola di Esopo “La cicala e la formica”. Come altri della mia generazione, non contagiati dal consumismo, sono stata sempre sobria e oculata nelle spese. I miei figli mi hanno dato tante soddisfazioni e mi sono sempre vicini. Dei miei nipoti sono molto orgogliosa, perché hanno raggiunto ottimi traguardi. Luigi, il figlio di Lorenzo e di Anna, oltre ad essere un apprezzato ingegnere, è campione mondiale di “Bodyfitness”. I pronipoti sono la mia gioia di vivere.

     Il segreto della sua longevità?
     Non so… Forse la serenità. Il fisico snello e sano. La sobrietà nel mangiare. Una vita senza eccessi.

     Come trascorre la giornata?
     Al mattino mi alzo di buon’ora e con il segno di croce mi raccolgo in preghiera. Faccio colazione con latte e biscotti. Mi piace fare tutto da sola per tenermi in forma, dalla pulizia della casa alla cucina. Mi preparo la pasta fresca per l’intera settimana sulla spianatoia della madia (u tèvelére da mènse), orecchiette, fusilli, cicatelli e tagliolini alla chitarra. Il sabato cucino il brodo con le stracciatelle che mi piacciono tanto.
Dopo il riposo pomeridiano vedo la TV e verso l’imbrunire recito il santo rosario. Ceno e vado a dormire alle ore 21 in punto. Durante la giornata viene spesso a trovarmi Lorenzino, l’unico figlio residente in paese, che mi porta la spesa e cura l’andamento della casa. Quando il tempo lo permette esco e di solito la domenica vado a visitare mia sorella Sinella.

     Cosa pensa della famiglia e dei giovani?
     La famiglia fondata sui valori cristiani, dove lo spirito di sacrificio è alla base della convivenza, sta diventando una rarità. I divorzi e le separazioni sono all’ordine del giorno anche in un piccolo paese come il nostro, per cui i figli non hanno un modello educativo di riferimento. Le esigenze dei giovani sono aumentate di molto rispetto al passato e per il benessere e per le continue proposte pubblicitarie. Si vuole tutto (compresa la droga) e subito. Si vive per il superfluo e chi non ha il danaro per averlo se lo procura con mezzi illeciti.


Angiola Lucia Castriota è deceduta serenamente il 1° luglio 2012.