Sul vocabolario della lingua italiana si legge: "monumento: opera spec. di scultura o di architettura, che serve a ricordare un personaggio o un avvenimento di singolare importanza". In coerenza con questa definizione, qualsiasi monumento è sempre stato, per ogni centro abitato, un riferimento sacro, fisso nel tempo e nello spazio, fatta eccezione, naturalmente, per i monumenti che sono stati eretti in regime dittatoriale e che, a sfregio, sono stati demoliti dopo la caduta della dittatura. Il momumento di Serracapriola pare voglia smentire quanto detto sopra, ma vediamo la storia.
 Nel 1966, il Duca di Serracapriola, don Giovanni Maresca, fa donazione di un'artistica statua in bronzo (alta ben 4 metri), realizzata dallo scultore Arch. Prof. Giulio Tamassy. Come succede in ogni famiglia, l'arrivo di un dono, specie se di valore, fa piacere, ma crea problemi per la sua sistemazione, non prevista nella casa. A Serracapriola, per la sistemazione della statua, viene costituito un Comitato Direttivo "Pro erigendo monumento a S. Francesco d'Assisi", che, a sua volta, nomina un Comitato d'onore.
 L'idea iniziale mira a sistemare la statua nella fontana, ma, che la fontana rappresentasse già un peso non facilmente digeribile, lo si può dedurre da quanto lo stesso geom. Gatta scrive sullo schizzo di progetto: "fontana abbassata senza rompere la vasca". In effetti la fontana, vista in pianta, presenta un diametro interno di 7 metri arrivando a superare i 10 metri nell'ingombro totale e, vista in prospetto, non sembra molto più snella, considerato che, raggiungendo l'altezza di 1,50 metri, rappresentava una barriera visiva per chi passeggiava sul corso. D'altra parte, dando uno sguardo alla sequenza fotografica, ripresa all'epoca del progetto, non si può non ammettere che quando la fontana non appare nell'inquadratura, nonostante la mancanza del sole, l'inquadratura ha un respiro più ampio.
 Il presidente del Comitato "Pro erigendo monumento a S. Francesco d'Assisi", padre Eugenio da Montefusco, aveva le idee fin troppo chiare sulla sistemazione immediata della statua, ma, forse, nessuno aveva il coraggio di proporre la rimozione della fontana. Come sempre succede in questi casi, la " patata bollente" fu scaricata in altre mani. Fu interpellato un ingegnere di Bari, il quale sollevò subito il problema dell'incrocio e propose una soluzione che eliminava la fontana e collegava direttamente Corso Garibaldi a piazza Vittorio Emanuele III, prolungando il marciapiedi alberato occidentale fino al castello. Se si paragona il fotomontaggio alla foto originale, ci si rende conto facilmente di quanto la fontana pesasse sulla... vista di tutti. Per meglio chiarirsi le idee, poi, si può sovrapporre la planimetria originale (in rosso) a quella di progetto. È evidente che, eliminata la fontana, si sarebbe dovuto rimpiazzare l'ostacolo fisico al traffico automobilistico verso il centro storico, con una segnaletica adeguata. Secondo la nuova proposta, la statua veniva spostata verso est, al vertice dell'angolo formato dalle due direttrici di maggior traffico e sollevata da terra in modo da consentire l'osservazione ad un distanza conveniente per le sue dimensioni. Il piedistallo in c.a. era costituito da una croce con le braccia ricurve.
 Indubbiamente, se la soluzione poteva essere accettabile per il traffico, non lo era altrettanto per la statua. A distanza di 34 anni, può essere interessante leggere la corrispondenza intercorsa, a cominciare dalla lettera di presentazione di Ferruccio Gatta, alla proposta del progettista barese, alla lettera di sollecito di padre Eugenio, inviata per raccomandata, fino alla rinuncia all'incarico del progettista. La colpa fu data al piedistallo, giudicato troppo alto, ma, forse, era la statua ad essere troppo alta. Il piedistallo, costringendo l'osservatore ad alzare lo sguardo verso il cielo, poneva lo stesso cielo come sfondo, impedendo di fatto ogni riferimento dimensionale all'ambiente circostante, realizzato a misura di una popolazione con altezza media inferiore a quattro metri. Mancando a Serra un edificio di dimensioni e proporzioni idonee ad ospitare la statua, sarebbe stato comunque difficile trovare anche uno sfondo adeguato: qualsiasi cosa, ivi compreso il castello, sarebbe apparsa sempre di dimensioni esageratamente piccole, ma tutto questo rappresenta un'opinione personale, ciò che resta è l'evento storico.
  Il monumento fu inaugurato il 15 maggio 1968, con l'intervento dell'On. Aldo Moro. Che non si trattasse di un evento di secondaria importanza, lo si può dedurre dalla documentazione fotografica dell'affollatisimo palco delle autorità e della stretta di mano tra il Sindaco di Serracapriola (con fascia tricolore) e l'on. Aldo Moro.
  Nell'invito del comitato Direttivo si legge di "un'Opera che dovrà esprimere nei secoli i sentimenti di fede e di cattolicità della nostra Gente serrana" ma, dopo appena trent'anni, in Consiglio Comunale si parla già di nuova sistemazione della statua di San Francesco e di riposizionamento, nel luogo originario, della fontana con il capriolo (anche questa inaugurata e benedetta nel 1968, alla presenza dell'on. Aldo Moro, dopo la cerimonia svolta in piazza per la statua).
  Il 13 marzo 2000 il monumento è stato smantellato. Se, da una parte, lo spirito francescano ci riporta alla frase "Signore perdona costoro, non sanno quello che fanno", dall'altro la statua, così come appare nella foto, sembra chiedere "Signore, cosa vuole questa Gente serrana?". Intanto l'ultimo asinello serrano preferisce tornarsene "dint'à tèrre" piuttosto che assistere a quanto sta succedendo in piazza.